Avete mai usato la vanillina per fare un dolce o una crema? Ecco... vi siete mai chiesti da dove possa venire quella polvere bianca che si trova nelle bustine? La maggior parte di noi pensa che sia estratto dalle bacche di vaniglia.
Errato. L'industria alimentare tende a semplificare, si sa. La bacca di vaniglia, con la sua fragranza ed i suoi aromi contiene in realtà moltissime sostanze all'interno, che l'industria non ha interesse a costruire tutte per mettercele nella bustina. Quindi prende solo le principali, o le più semplici da fare e ce le vende come aroma di vaniglia. Tutto sommato per i nostri palati non cambia molto e quindi... Quindi se vogliamo veramente l'aroma della vaniglia conviene andare a comprare le bacche e fare come si vede in tante lezioni di pasticceria, si usa un coltello e si tagliano per lungo. Dopodiché con lo stesso coltello si raschiano i semi neri che stanno dentro e si mettono all'interno della nostra preparazione. Semplice da dire, ma un po' difficile, no? Non sarebbe più semplice fare un'estrazione della vaniglia una volta sola e poterci tenere una boccetta dell'estratto della quale usare alcune gocce quando serve? Soprattutto più sano, visto che molte volte la vaniglia "industriale" deriva dalla trasformazione di scarti (è proprio vero il detto nell'industria alimentare che non si butta via niente). Vi spiego qui come fare, perché tutto sommato è una cosa abbastanza semplice. Innanzitutto ci servono 3-4 grammi di bacche di vaniglia e 75-80 mL di alcool etilico per uso alimentare. L'alcool è un buon solvente di estrazione per la vaniglia, ma c'è un MA... occorrono due accorgimenti: 1) il primo è che la bacca di vaniglia è un po' coriacea e quindi va messa ammollo per almeno una nottata in maniera da "permeabilizzarla" ovvero renderla meno tenace e più facilmente estraibile... dopo averla messa ammollo per una nottata basta tirarla fuori e asciugarla un attimo con un canovaccio. A quel punto bisogna fare in modo che l'alcool raggiunga tutte le parti della bacca e per farlo si prende il coltello, si taglia per lungo e si raschiano tutti i semi all'interno che poi vanno messi in un vasetto bormioli. Quello che rimane della bacca lo dobbiamo sminuzzare per benino. Fatto questo veniamo al punto 2) TEMPERATURA. Questa è un'estrazione che dipende dalla temperatura, ovverosia alzando la temperatura dell'alcool etilico per uso alimentare si estrae meglio. I casi sono due: o si porta l'alcool a settanta gradi (ma si rischia di far andare a fuoco la casa...eheheh), oppure si mette da parte dell'acqua e si porta ad ebollizione (100°c). Dopodiché aggiungendo ai nostri 80 mL di alcool a temperatura ambiente una settantina di mL di acqua a 100°C si ottiene una miscela che va circa a 70°C e quindi proprio quello che vogliamo nel nostro vasetto Bormioli. Dopodiché si tappa e... bisogna tenerlo a 70°C per almeno quattro ore (e anche più). Come farlo dipende da Voi: con un forno, con un essicatore, con una stufa.. a bagnomaria. Se proprio vogliamo essere precisi basta andare a controllare la temperatura con un semplice termometro da cucina di quelli con la punta in metallo. Alla fine otterrete nel vasetto una soluzione scura che va filtrata e messa in una boccetta di vetro scuro. Tappate, mettete al riparo dalla luce ed aspettate una settimana... dopodiché potrete usare il vostro aroma di vaniglia a gocce e... vi accorgerete della differenza. Garantito. Per ogni dubbio chiedete e vi sarà risposto nei limiti delle mie capacità. Buona estrazione! Ps potete controllare qui il metodo: http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/12/16/le-ricette-scientifiche-lestratto-veloce-di-vaniglia/
0 Comments
Pare (come da titolo) che non si trovi più. (!?). Bene: NON. E'. VERO.
Certo, impegni lavorativi mi hanno portato un bel po' di distrazioni e di occupazioni diverse. A distanza di poco meno di quattro settimane sono finalmente tornato in pista a una sufficiente tranquillità. Una battuta d'arresto, ma nulla di più. Le cose, per farle bene, necessitano di tempo e pazienza e di tanto tanto lavoro. Un po' come fare un amaro. Bene, detto questo in un anno siamo a 1325 bottiglie vendute (da luglio 2017 a luglio 2018). Dell'anno 2017 vi sono ancora circa altre 1300 bottiglie disponibili. Quindi direi proprio di no: non è che l'Amar de Clevo non lo fanno più. Ce n'è ancora: quanto ne volete. Provate a chiedere all'Albergo Al Sole in via Belluno a Forni Avoltri ad esempio. Compatibilmente con i miei impegni lavorativi cerco sempre di passare personalmente in quei posti dove viene venduto (a Bracciano ne sanno qualcosa). Se desiderate delle bottiglie basta solo contattarmi al mio profilo facebook (messaggio privato) o qui su questo sito e farò il possibile (e l'impossibile) per accontentare tutte le richieste. Pian piano passerò anche in quei posti dove non mi vedono da un po' di tempo per colpa e trascuratezza mia personale (manco ancora di tempo utile e ubiquità). Ah e a proposito, non solo sono rimaste 1300 bottiglie, ma ne stanno per venire prodotte altre 1300 (annata 2018). Queste nuove saranno una partita limitata e più invecchiata delle precedenti. Stavolta l'amaro rimarrà nei contenitori zincati a "fare massa" come dicono i tecnici e prendere maggiormente aroma e profumo. Nessuno ci corre dietro (come era successo gli altri anni per questioni logistiche ed organizzative) e quindi possiamo prendercela con sana e dovuta calma, sperimentando la ricetta per portarla ad una maggiore qualità rispetto alle due produzioni precedenti. Quest'estate le mie "vacanze" le ho impiegate a cercare direttamente i rivenditori di erbe officinali per essere sicuro di garantire la qualità e di rendere al contempo stabile e certa una filiera di produzione di erbe officinali (a Sutrio e Cavazzo Carnico ora finalmente ne sanno qualcosa). Nel silenzio pareva che si fosse fermato tutto, vero? Non è così. Nel silenzio e lontano da distrazioni ho continuato e lavorare e coltivare il progetto di modo che niente sia in grado di scalfirne lo spirito. Chissà magari tra qualche anno a Forni Avoltri ne vedremo pure delle belle. Stay tuned. Non è finita qui. In questi ultimi giorni una ridda di voci si è accavallata attorno alla Farmacia di Rigolato e precisamente attorno alla mia persona.
Dottore, dicono che se ne va. E' vero? Non ho risposto perchè il fatto che vada via il Sottoscritto non significa che la Farmacia a Rigolato sia chiusa. Significa soltanto che, il Sottoscritto come persona, ha il proprio percorso e spesso il caso ci può portare su altre strade. Il mio destino mi ha portato a vendere la farmacia di Rigolato a un'altra persona che la gestirà dal primo di giugno. Quindi NO, la farmacia a Rigolato NON CHIUDE, NEMMENO UN GIORNO. Rimarrà aperta, ma soltanto gestita da un'altra persona. Nel profilo della pagina internet non comparirà ovviamente più il simbolo della Farmacia di Rigolato da me fatto creare e sostenuto in questi sette anni, ma assumerà il simbolo dell'Amar de Clevo. Perché SI (e questo è un grandissimo SI) continuerò a far produrre l'Amar de Clevo assieme a Tiziana Romanin dell'Albergo al Sole. Nel mese di giugno potete contattare Tiziana qualora aveste bisogno di bottiglie (e ovviamente anche il Sottoscritto che Vi invierà ai canali disponibili per comprare l'Amar de Clevo). A Rigolato momentaneamente (solo per il mese di giugno) non troverete più bottiglie, semplicemente a causa di una questione burocratica (aperture e chiusure di partite iva). Quasi sicuramente a Luglio il problema (momentaneo) sarà risolto perché allora ricomibnceremo a vendere l'Amaro sia a Rigolato che nella nuova sede. Io, dopo anni di lavoro, vado momentaneamente in vacanza, un po' per ricaricare le batterie e un po' per prepararmi ad affrontare le nuove sfide che Luglio richiederà ad appena venti chilometri da Udine, in un paese in provincia di Gorizia. Con questo messaggio saluto e ringrazio tutti coloro i quali mi hanno sostenuto e difeso in questi sette anni. E' stata un'esperienza indimenticabile che resterà sempre nel mio bagaglio. Lo stesso che ho portato in giro dovunque ho vissuto e lavorato. Ricorderò su tutti Renato Vitale (che purtroppo non c'è più) e la sua infinita gentilezza finché campo, in quelle freddissime giornate d'Inverno e la passione sconfinata che aveva per queste stupende montagne. Ricorderò anche la colazione con la Sacher al Rifugio Chiampizzulon, con Anna Mainardis buttata giù dal letto al suono degli AC-DC. E ricorderò molti altri episodi e persone, con affetto. A molti un enorme GRAZIE e un saluto a tutti gli altri. Preparando la conferenza sui cramars sono incappato nella storia della Casa Gracco di Valpicetto (ora Residence Sugrac) e nel balsamo miracoloso purificatore di JP Gracco. Al momento non avevo tempo per approfondire e quindi ho ripreso la questione più in là... soprattutto riguardo il simbolo posto sopra l'ingresso principale. Ho preso e ho fatto una ricerca in internet. La tenutaria del Sugrac, la Signora Amelia, mi ha fornito un altro simbolo della famiglia Gracco, ma è un simbolo della famiglia dell'antica Roma. Possibile che fossero proprio gli stessi e non si fossero invece ispirati allo scopo di giustificarsi un passato ed una discendenza gloriosa? Ho pensato che fosse più originale lo stemma apposto sulla casa e ingenuamente l'ho preso come uno stemma originale. In realtà è una replica di legno, fatta su indicazioni di uno stemma che si trova conservato a Roma. Quindi è verosimilmente storica (seconda metà del 700). L'immagine viene mostrata in questa pagina: http://graggo.de/info-englisch.htm Un leone rampante, un disegno a pattern bianco e azzurro, una testa di moro con un fazzoletto in capo. Non ho le competenze necessarie e quindi mi sono iscritto a un forum di specialisti di araldica, dove ho chiesto cosa potesse significare quel simbolo e... sono stato sbeffeggiato in lungo e in largo. Vabbè non è che il mio orgoglio ferito possa far venire meno la mia curiosità e quindi me ne infischio e tiro avanti, che mi prendano pure in giro. Così viene fuori che quello stemma sulla casa è una replica e molto probabilmente i simboli sono quelli della Baviera (leone rampante, bande bianche azzurre sono ancora i colori presenti sulla bandiera e la testa di moro è il simbolo della locale arcidiocesi). Nulla di strano: i Gracco si erano trasferiti come Cramari a Monaco dove producevano il balsamo miracoloso e quindi avranno voluto farsi riconoscere per il luogo in cui lo producevano. Ma... c'è un ma. Un utente di quel forum rintraccia l'immagine di un "libello pubblicitario" del balsamo miracoloso. Su quel foglietto vi sono tre stemmi: quelli in alto sono stemma imperiale e principesco, ma quello in basso, contornato dalle iniziali J P e G ( Johan Peter Gragg) è il VERO stemma dei Gracco di Valpicetto. E' diviso in due: sotto dei monti ( a simboleggiare i possedimenti dei Gracco in montagna), sopra dei gigli o qualcuno del forum dice addirittura Borea (simbolo di venti freddi). Probabilmente sull'originale l'immagine si discerne meglio. Può forse interessarVi la presentazione che ho fatto su questa storia in una lezione all'UTE Carnia a Tolmezzo, disponibile in formato video qui: https://www.facebook.com/amardeclevo/videos/vl.423309614800593/1663147643772584/?type=1 In questi ultimi giorni mi è capitato spesso, parlando con dei pazienti/clienti di capire che non prendono correttamente i farmaci. Un esempio classico: ho la pressione alta ed è strano perché prima ce l'avevo troppo bassa ed ho smesso di prendere il farmaco della pressione da un mese... scatole di antipertensivi prese o riprese a distanza di anni, non capendo quindi che il farmaco per la pressione non va preso e ripreso a seconda dei valori, ma semmai vanno variati i dosaggi (o il diuretico associato nella formulazione) SENZA MAI SMETTERE DI PRENDERLO. E già bella forza, sei un farmacista, è ovvio che consigli così, così guadagni più te perché noi prendiamo farmaci inutili. No non è così. Magari riesco a farvelo capire con un bel paragone. Mettiamo che voi siate come una macchina in sosta su un discesa molto ripida. Avete messo il freno a mano (avete ridotto il consumo di sale e avete cambiato la vostra alimentazione), ma non basta. Ecco allora che mettete una zeppa sotto le ruote (il farmaco per la pressione), così siete sicuri che la macchina non scivola via... ora la macchina è ferma e in sicurezza. Andreste forse a togliere e rimettere la zeppa di tanto in tanto? Sarebbe una cosa prudente secondo voi? Ecco, se non lo fareste per la macchina perchè lo fate con il vostro corpo? So che l'esempio è un po' banale, le cose son più difficili di così ma un esempio del genere dà bene l'idea del problema. Quando avete la pressione alta questa rimane alta perché il vostro corpo è come se avesse un termostato sballato su un valore che non va bene per la vostra salute. Il farmaco si prende per ridurre il valore del termostato. Nel momento in cui smettete di prenderlo il valore scivola verso l'alto. E' inevitabile. E gli antibiotici? Pure peggio mi è capitato di sentire... ho un ascesso al dente e mia mamma aveva da parte una scatola di augmentin. Ne ho presa una e si è sgonfiato... forse dovrei tenere una scatola da parte per ogni volta che mi dovesse capitare... Niente di più sbagliato. Ogni volta che prendete UNA pastiglia di antibiotico vuol dire che non seguite un piano redatto dal vostro medico e se veramente avete un batterio da eliminare (con il mal di gola spesso potrebbe anche essere un virus ad esempio) con una somministrazione ridotta questo batterio potrebbe diventare resistente. E una volta che i batteri diventano resistenti agli antibiotici son dolori, per due motivi: possono trasmettere la resistenza alla loro "prole" quando si moltiplicano e possono trasmetterla ai loro colleghi (altri batteri) fino a quando il medico non saprà più quale antibiotico darvi perché sono diventati TUTTI resistenti alle terapie con i normali antibiotici in commercio. Questi due casi per farvi capire quanto sia importante un uso prudente ed assennato (cum grano salis dicevano i latini!) dei medicinali o degli antibiotici. Comunque evito di farla tanto lunga e per i più volenterosi di voi allego un decalogo (commentato e spiegato) per l'uso corretto e sicuro dei farmaci e un'altra breve lista sull'uso degli antibiotici. Potete scaricarvela e leggervela con calma. Chi ha esperienza delle mie conferenze all'università terza età a Tolmezzo sa che sono più volte tornato sull'argomento delle interazioni tra farmaci, alimenti ed erbe medicinali. Le liste che qui fornisco saranno più complete e cercheranno di essere semplici. Buona lettura!
Mi ero sempre chiesto se vi fosse qualche collegamento tra le leggende della Carnia ed il ciclo dei Fanes. Mi sembrava strano che non potessero esservi in alcun modo dei punti di contatto. E invece... punti di contatto ve ne sono.
Per caso, studiando della documentazione sui Cramars, sono incappato in dei bei passaggi su un libro di tale Renato Zanolli "Guida insolita del Friuli" Le leggende raccontano che il monte Tenchia sia uno dei monti più famosi per fatti straordinari ed enigmatici del Friuli e per le apparizioni di figure misteriose che si possono vedere nelle notti di luna piena, prima dell'alba di ogni giovedì al "pian delle streghe". Sono figure misteriose con lunghe trecce bionde vestite di bianco, racconta la leggenda, che arrivano dal regno dei FANIS, che si trovava nelle Dolomiti e poi dall'Austria e dalla bavarese Foresta Nera, per ballare e cantare dolci melodie d'amore. 1* Una leggenda...racconta dei Guariùz, il popolo degli gnomi che al tempo dei tempi abitavano le grotte e qui avevano costruito un castello per metà fuori terra e per metà interrato, dove tenevano in gran segreto un poderoso tesoro. 2* I Guariùz si estinsero perché assaltati da un esercito di guerrieri venuti da lontano che volevano conquistare il castello per rubare il tesoro. Pur di non rivelarne il nascondiglio i Guariùz furono tutti passati per le armi. Le Anguane erano figure misteriose dalle sembianze di donna vestite di verde che abitavano nelle vicinanze del fiume Macilla. Le Anguane non sempre erano maligne e dispettose, se pur non volevano essere guardate e osservate, non volevano essere avvicinate e non volevano essere possedute dagli umani. Però le Anguane talvolta aiutavano gli umani nei lavori dei campi e per la fienagione e aiutavano anche nel bosco per la raccolta delle pigne e della legna da ardere e poi si dedicavano a controllare mandrie e greggi al pascolo negli alpeggi della stagione estiva. Conoscevano molti segreti e molte buone medicine preparate con le erbe, ma anche poltiglie velenosissime. Erano un po' invidiose delle donne più belle e più brave. In certi giorni di luna piena le Anguanecercavano di prendere gli uomini che nuotavano nei fiumi e nei laghi avvolgendo loro i piedi con i capelli. Le Anguane avevano l'abitudine di rubae la biancheria stesa ad asciugare sui prati. I panni erano trasportati dai prati alle grotte dove abitavano le Anguane con carri trainati da buoi che rispondevano solo ai loro comandi. Una volta le Anguane furono sorprese dale donne mentre caricavano la biancheria su un carro. Alla vista di tanto scempio le donne cominciarono a gridare e a chiamare aiuto. Arrivarono molte persone dal vicino villaggio e sorse un acceso diverbio tra le donne proprietarie della biancheria e le Anguane che non volevano lasciare il maltolto, fino a che una delle più anziane lanciò una sfida: avrebbero lasciato la biancheria e non saebbero più ritornate se qualcuno fosse stato in grado di far muovere il carro trainato dai buoi. Molti provarono, ma le miti bestie ad ogni comando rimanevano ferme, come pietrificate, fino a che si fece avanti un uomo che per lavoro era stato sul REGNO DEI MONTI PALLIDI dove aveva fatto amicizia con un mago , il quale gli aveva insegnato la formula magica per sciogliersi i piedi dai capelli delle Anguane e per far avanzare i buoi che tiravano i carri. Udito il racconto di quanto era accaduto, detto e fatto, l'uomo pronunciò la magica formula, che così recitava: "BACHETE DI PAUGNE, RACLI DI CURGNAL, MACE DI NUGAL, LA SI SCUGNE" 3* e cioè Bacchetta di viburno, bastone di corniolo, bacchetta di nocciolo, avanti si deve andare. Da quel giorno le Anguane in tutta la valle non si videro più durante il giorno. Solo nelle notti di luna piena si potevano vedere e solo da lontano mentre cantavano in riva ai fiumi e ai laghi. 1* http://www.ilregnodeifanes.it/italiano/temi3.htm interessante che qui compaiano figure sovrapponibili chiamate anche anguane, come sacerdotesse di una religione animista che centralizzava l'acqua 2* La magia dei nani Nel lago d'argento sopra Canazei la gente riteneva che fosse nascosto un immenso tesoro. Il re vi si diresse con Dolasilla e con il suo seguito. Scavando un soldato trovò in una caverna dei gioielli preziosi e un cafanetto d’argento che conteneva una pelliccia bianca e della polvere grigia. Dalla caverna uscirono tre nani che supplicarono il ré di non privarli del tesoro. Dolasilla ebbe compassione e restituí ai nani il cofanetto. Questi la invocarono di gettare la polvere grigia nel lago. Cosí il tesoro sarebbe fiorito e i nani sarebbero stati liberi. Questi regalarono a Dolasila la pelliccia per farne una corazza. « Cosí diventerai una guerriera invincibile », dissero, « ma quando la corazza cambierá colore diventando rossa come il tramonto sulle Dolomiti, allora non scendere in battaglia. » 3* Simbologie delle piante. Il viburno appare per esempio usato dai benandanti per scacciare le streghe. Bacchette di viburno erano utilizzate per mescolare i cereali che si riteneva fossero contaminati (da aflatossine della claviceps purpurea?). All'inizio i fumi del Viburno erano utilizzati probabilmente per fumigazioni allucinogene e la pianta compare d'uso da parte delle Agane (per legare il giogo di buoi). Successivamente quando la connotazione delle Agane si sovrappone a quella delle streghe la bacchetta di viburno diventa un modo per scacciare le agane. Il corniolo ha una valenza negativa, legata al sangue ed alla morte in genere, mentre il nocciolo veniva usato nei riti divinatori, anche nella ricerca dell'acqua già dagli Etruschi (per le informazioni sul nocciolo ed il corniolo ringrazio la dottoressa Mariagrazia Bibi dello studo Phytomundi a Bracciano, le informazioni sul viburno sono tratte da"Benandanti - Balavants Antropologia dello sciamanesimo tra le Alpi e il Caucaso di Ippolito Marmai) Non amo vantarmi inutilmente, quindi ho fatto i compiti e ho atteso il momento giusto. Ora possiamo dirlo: in 8 mesi sono state distribuite più di mille bottiglie. Un bel risultato! Grazie a tutti: quelli che ci hanno creduto e coloro che confidano in Noi (Tiziana, l'Academio e me). Cercherò in ogni modo non solo di mantenere la qualità del prodotto, ma se possibile migliorarla.
La settimana scorsa abbiamo aperto una bottiglia per sei ragazzi giapponesi che hanno un ristorante a Tokio (pepe rosso), hanno seccato la bottiglia come fosse stata acqua. Quindi oggettivamente o il popolo nipponico regge molto bene l'alcool oppure, nulla da dire, il prodotto della Val Degano è valido! A presto! Circa un mesetto fa ho fatto una conferenza a Tolmezzo all'UTE Carnia, spiegando un po' la storia (ovviamente tragicomica) che ha portato alla nascita dell'Amar de Clevo e giuro (giurin giurello) che ancora oggi pensandoci allibisco da quante coincidenze abbiano portato all'esito finale. Scrivo questo post per informarVi di alcune novità.
1) Poiché io usavo le prime versioni dell'amaro per fare dolci mi sono chiesto cosa sarebbe venuto fuori accostando il sapore dell'Amar de Clevo al cioccolato. Ho trovato un bravo cioccolatiere che mi ha fatto delle nuove prove che ancora adesso stiamo limando un po' (soprattutto riguardo la parte "ingredienti" che ci tengo vengano dalla Carnia). Non penso che i risultati si faranno attendere. Nella foto il prototipo del cioccolatino con la forma a montagna (fili d'erba sui fianchi e due punti di azzurro sopra a significare il cielo... stiamo anche pensando al gujet...). 2) Molti mi hanno chiesto se a Udine si può trovare in vendita l'Amar de Clevo. Con mio colpevole ritardo (e la collaborazione di alcuni gentili colleghi che ringrazio) ho trovato una buona soluzione. Potete trovare l'Amar de Clevo presso la Farmacia Palmanova 284 snc ovviamente al numero 284 di Viale Palmanova (proprio di fianco alla sede del Messaggero Veneto). Per concludere ho fatto assaggiare l'Amaro a un collega (vabbè era fuori pasto e i 33 gradi sono un po' inediti a stomaco vuoto) e la sua prima affermazione è stata: "Ma è buono!" "Certo, cosa credi? C'è la Carnia lì dentro." Questo scambio di battute me lo ricorderò finchè campo.... Alla prossima! Per chi non la conosca Band of Brothers è una serie televisiva di qualche anno fa coprodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks per la HBO. Ai tempi suscitò polemica in America perché descriveva gli aspetti della Seconda Guerra Mondiale più scomodi, come la fucilazione dei prigionieri tedeschi o le morti inutili dovute a ripicche tra organi di comando militare.
Tenete conto che Spielberg è ebreo e quindi direttamente coinvolto in quel che racconta e con direttamente intendo che il suo giudizio può benissimo essere parziale. Ma proprio ieri ragionando sulla parzialità del giorno della memoria (si ricordano le vittime dell'olocausto, ma intanto qualcuno invoca le vittime dei gulag o di altri eccidi) ho impiegato un po' di tempo a vedere alcune scene a casaccio di questa miniserie e ho capito una cosa evidente. Spielberg sapeva benissimo che una rievocazione storica si presta al detto "la storia viene scritta dal vincitore". Per questo (primo video) alla fine della serie presenta le storie dei soldati della compagnia easy (compagnia di militari americani la cui storia lega tutti gli episodi), come dire che alla fine della guerra i soldati sono tornati ad essere uomini e ciascuno di loro è tornato a vivere la propria vita. In questo caso Spielberg vuole dare l'impressione che i vincitori siano uomini, non figure di carta patriottiche. E vabbè, concediamogli questa furbizia, passando al secondo video: il discorso dell'ufficiale tedesco, la storia scritta dai vinti che perfettamente si adatta a tutti quanti, vincitori compresi. Forse è la dimostrazione migliore di quanto l'arte cinematografica possa ANCHE cercare di essere obiettiva e possa dare dignità alle vicende storiche, invece di ritagliarle a proprio uso e consumo. Per me che ricordavo vagamente questa serie, è la conferma della fedeltà alla realtà (per quanto possibile) che si è voluta raggiungere. E infine il terzo video, una ricostruzione ovviamente cruda di quando i soldati americani entrano nei campi di concentramento, "liberandoli". Militari inesperti che entrano in stato di shock in campi abbandonati e non sanno nemmeno cosa fare. E effettivamente non ritengo che qui il regista sia andato molto lontano da quanto avvenuto in realtà. Il messaggio è che la storia non dovrebbe essere scritta dai vincitori, ma dalle testimonianze reali di vita vissuta. Testimonianze che in questo odierno mondo relativista non vengono più ascoltate. Viviamo nel presente perché rifiutiamo il passato ed i suoi sbagli, ma ancor di più ci fa paura il futuro (inquinamento, sovrappopolamento, guerre). Ieri quelli che invocavano la memoria delle foibe per la prima volta non mi hanno fatto trasalire, bensì sorridere. Perché è solo un aspetto del problema che si vede: la memoria (o la testimonianza) di tutti gli eccidi, di tutta la malvagità andrebbe trasmessa, raccontata, rielaborata senza trascinarla in una battaglia ideologica nell'aia dei polli. Non sono i numeri delle vittime che vanno ricordati, bensì il metodo, il calcolo, il cinico perseguimento della distruzione di una o più vite umane al fine di mantenere, amplificare, proteggere i propri privilegi o la propria supremazia. Alla luce di questo tutti gli eccidi sono uguali e la testimonianza dovrebbe aiutare l'uomo a capire che gli stessi identici errori vengono fatti anche oggi. Cambiano gli strumenti ma non l'etica di morte, l'utilizzo spregiudicato dei propri comodi per mettere i piedi in testa (quando va bene) a chi è più debole. Questo è il significato e il problema della memoria. Avevo già commentato tempo fa che all'atto della registrazione di un marchio chissà come via posta arrivano subito ingiunzioni da parte di furbetti con il tentativo di estorcere soldi, ingenerando confusione nella "vittima" imprenditore. Ormai la nostra nazione è famosa nel mondo per una burocrazia asfissiante e controproducente. Queste truffe sono la prova che la nostra fama ha ormai travalicato i confini nazionali. Stavolta hanno sparato una cifra piuttosto altuccia, la prima cosa che mi ha dato conferma che fosse una truffa è... nùnùnù... non lo dico qui. Lascio alla Vostra fantasia di commentatori il compito di rilevare cosa salta all'occhio. Ma attenzione! I truffatori potrebbero poi leggere e farsi furbi e tornare alla carica mettendo una pezza ai loro errori. Quindi condivido solo per far sapere che queste truffe esistono e ahimè bisogna stare molto attenti. Ovviamente procederò a denuncia alla polizia postale.
|
Archives
Luglio 2023
Categories |