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Quinta puntata: ritorno dalle ferie

6/19/2017

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Non molti forse lo sanno, ma sto continuando a lavorare sull'Amar de Clevo. All'inizio pensavo fosse un progetto che si sarebbe concluso in breve tempo e poi ho scoperto che dall'amaro continuano a svilupparsi mille rivoli di iniziative, progetti, idee che devono essere tenuti sotto costante attenzione. Ma non è questo l'oggetto del mio post. Preferisco scrivere qualcosa, visto che numerosi contatti che ho intrapreso non hanno sortito finora alcun effetto. Fino ad ora nessuna risposta. E invece è il caso che di queste cose si faccia pubblicità e molta e capirete presto il perché.
Ritorno dalle ferie la settimana scorsa e verso mezzogiorno la postina mi recapita un po' di posta arretrata. Tra essa una busta firmata "ufficio marchi e brevetti" con sede a Roma. Dentro la lettera della quale vi allego la scansione qui in immagine.
La lettera è arrivata in Farmacia il 12 giugno e presenta una scadenza il 14 giugno per estendere la validità del marchio registrato dell'Amar de Clevo di una decina d'anni. Leggo con apprensione il messaggio e penso, da bravo italiano, che vi saranno altri cento euro da pagare dopo tutta la trafila che ho fatto per registrare il marchio dell'amaro al fine di metterlo sotto tutela. Si sa, la burocrazia italiana se neinventa sempre una. Poi mi sembra di ricordare che tutto sommato dovevo avere già versato una cifra simile a quella richiestami. Vuoi mai che il versamento non sia andato a buon fine? Ma se l'avevo fatto con un F24? E qui la mia casella di posta elettronica (con capienza enorme) interviene in mio aiuto. Siccome raramente butto via qualche messaggio di posta elettronica (a meno che non mi faccia rabbia) basta una breve ricerca a confermarmi che avevo versato un F24 con una cifra leggermente diversa da quella richiesta da questa lettera.
Poi noto l'Iban: comincia per PL. Perché mai un ufficio italiano dovrebbe richiedere un versamento su un Iban in Polonia?
Già, perché mai?
Foto
Controllo il codice QR code in alto a sinistra e corrisponde a un nome che potrebbe essere quello della firma del documento. Però da una veloce ricerca del nome su internet viene fuori una pagina in polacco nella quale si fa menzione a una complicata truffa con documenti certifcati polacchi in Polonia. Provo allora a fare il finto tonto mandando una mail agli estremi indicati nella lettera, sia mai che mi rispondano. Ovviamente la mail è inesistente.
Certo è una truffa.
Elaborata, fatta bene, ma pur sempre una truffa. Gli estremi di protocollo sono dati pubblici liberamente accessibili andando a controllare nelle banche dati dei marchi e dei brevetti. Certo però che nessuno faccia pubblicità su queste gabole non potrebbe agevolare l'azione indisturbata di questi truffatori?
Stavolta mi è andata bene, non ci sono cascato. Ma quanta gente ci casca in questi trucchetti?
CONTINUA

Ps. l'iban è di Danzica, ma la lettera è stata fisicamente spedita da Roma in maniera tale da rendere il tutto più credibile.
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    Chi scrive?

    Sono un laureato, un dottorato e un farmacista, ma soprattutto mi ritengo una persona curiosa alla continua ricerca di nuove sfide. E' per questo che, durante la mia attività professionale, non smetto mai di imparare e studiare, anche solo per approfondire, o perché è piacevole in un lavoro avere sempre qualcosa di diverso con cui confrontarsi. Dopotutto per tutti quanti a questo mondo ritengo valere sempre quello che diceva ironicamente Socrate: "Una sola cosa so, di non sapere".

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