Per chi non avesse mai visto una zecca ecco nella foto a fianco una "Ixodes ricinus" fresca fresca dei dintorni di Rigolato. E' chiamata così per la sua somiglianza ai semi del ricino. Casomai ve ne trovaste una addosso.... niente paura! Soltanto ci sono delle cose da NON fare. Non bisogna ad esempio versarci sopra degli olii. In questo modo infatti la zecca soffoca e il rischio è che qualora sia ancora conficcata nella pelle, soffocando, rigurgiti il proprio pasto di sangue, portando a contaminazioni con la borrelia o peggio... ovvero il virus della Tick Born Encefalitis (TBE). E' invece consigliabile tirare via la zecca il prima possibile... quanto prima, tanto minore il rischio di beccarsi altre brutte infezioni, oltre al fastidioso parassita. Come fare?
In tre mosse:
Qualora aveste dei dubbi ho disponibili in farmacia degli interessanti opuscoli del Dott. Maurizio Ruscio e ovviamente sono sempre personalmente a disposizione per qualsiasi chiarimento e/o aiuto...
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Con l'arrivo del caldo sono arrivati anche gli insetti: e non sono solo i mosconi (che qui in montagna senti arrivare da lontano anche... quasi fossero elicotteri), ma anche api, vespe e bombi. D'accordo se non ci si avvicinano e vanno per la loro strada, ma cosa succede se ci pungono? Al più per la maggior parte delle persone un gran dolore e un bel ponfo rosso e rigonfio là dove è avvenuta la puntura. In questo caso le vespe sono più maledette delle api perché possono pungere più volte, mentre l'ape può pungere una volta sola (e in questo modo l'ape perde la sua vita) e quindi in linea teorica se lo fa lo fa perché si sente minacciata. Ma come mai nella sede della puntura sentiamo male e dolore? Semplicemente perché l'insetto, attraverso il pungiglione, inietta un veleno e il nostro corpo risponde e contrasta gli effetti del veleno allertando il sistema immunitario. Accade così (fortunatamente in rarissimi casi) che in alcune persone che siano già state punte precedentemente da un insetto, una nuova puntura scateni una reazione allergica potenzialmente molto pericolosa che culmina nello shock anafilattico. Per sommi capi il nostro sistema immunitario consta di cellule che, venendo a contatto con il veleno dell'insetto, liberano una sostanza detta istamina. Questa a sua volta scatena una sorta di effetto domino che culmina con lo shock anafilattico. Bisogna sottolineare però che questo avviene solo in persone predisposte, che già sanno di essere allergiche al veleno dell'insetto e che comunque siano già state punte precedentemente (funziona un po' come un effetto memoria, una volta venuti a contatto la prima volta il sistema immunitario si prepara alla battaglia...) con effetti allergici ben visibili. Solo in questo ultimo caso è utile prendere alcune precauzioni che salvaguardino la propria salute.
Presupponendo che qualsiasi misura preventiva va concordata con un medico curante, le seguenti sono le linee guida con le indicazioni da mettere in atto da parte delle persone che sappiano di essere potenzialmente MOLTO allergiche alle punture di insetto. Innanzitutto queste persone dovrebbero avere con sè pastiglie di cortisonici (betametasone, prednisone) a breve durata d'azione. Dopodiché potrebbe essere necessaria una somministrazione di adrenalina (che inibisce la liberazione di istamina da parte delle cellule del sistema immunitario durante la reazione allergica). L'adrenalina si trova in commercio sotto forma di penna iniettiva (Fast Ject) e può essere autosomministrata dalla persona che, in seguito a puntura d'insetto, comincia a manifestare i primi segni di grave reazione allergica (shock ipovolemico). In genere la penna (differenziata a seconda che sia rivolta al bambino od all'adulto) eroga una sola dose e va conservata a temperatura ambiente. L'uso dell'adrenalina non è indicato in tutti i casi, ma è sconsigliato in chi soffra di cardiopatie, ipertensione arteriosa e tireotossicosi (problemi tiroidei). Al fine di evitare di essere punti per tutti valgono invece i seguenti accorgimenti: a) se è il caso accertarsi di avere con sè i necessari farmaci di emergenza e che non siano scaduti; b) se un insetto vi ronza attorno non cercare di scacciarlo, ma rimanere immobili e fermi e cercare di evitare movimenti bruschi; c) quando si sta all'aperto non lasciare scoperti gli alimenti, stare lontani da vigneti e frutteti, non usare profumi, lacche o essenze odorose, non indossare abiti a colori sgargianti; d) se si sta all'aria aperta indossare indumenti a maniche lunghe e non camminare a piedi scalzi; e) applicare zanzariere alle finestre di casa; f) evitare lavori in giardino o in campagna, se impossibilitati usare guanti da lavoro; g) conservare ben chiusi i rifiuti organici e tenersi lontani dalle aree di raccolta. Tratto da: "Diagnosi e terapia dell'ipersensibilità al veleno degli imenotteri. Linee Guida della Società Italiana di Allergologia e Immunologia clinica" S. Pucci et al. It. J Allergy Clin Immunology 2005; 15:139-161 "Dottore? Ho un bambino piccolo, ha solo qualche mese... cosa posso dargli per un raffredore?"
Questa in genere è una delle domande più temute quando si sta dietro il banco di una farmacia. In realtà una soluzione c'era, ovvero delle supposte con un "prodotto di ossidazione della trementina" e essenza di pino. Almeno c'era, se non fosse che tre dirigenti della ditta che produceva questo farmaco hanno deciso, non riuscendo più a reperirlo con le medesime condizioni economiche da un fornitore, di sostituirlo con un'altra sostanza; la therebentina HE trementina... Questa si chiama contraffazione ed è per di più ancora più squallida in quanto rivolta ai bambini piccoli (ma forse vogliamo parlare del latte cospalat in Friuli, allungato con acqua od aflatossine? Meglio di no... meglio non rovinarsi la giornata odierna...). Per questo il farmaco "finto" è stato sequestrato su tutto il territorio nazionale e i tre dirigenti sono finiti in carcere. Non vorrei commentare qui gli intrallazzi emersi nelle analisi di sicurezza del prodotto (vedetevi l'articolo qui per leggervi le solite storie all'italiana), ma vorrei che sapeste che, soprattutto nei bambini molto piccoli tali supposte erano già state segnalate come controindicate: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/final_dhpc_ozopulmin_ottobre_2011_italiano.pdf Pertanto la notizia non sta tanto nella vergogna del sopruso verso i bambini piccoli (questo era un aspetto già in qualche modo calmierato dalle denunce di effetti collaterali pericolosi). La notizia è che ormai per i soldi facciamo veramente di tutto, ma proprio tutto quanto. Una volta si diceva che siamo arrivati alla frutta. Dopo gli eventi degli ultimi giorni potremmo dire a ragione che siamo arrivati alla supposta. In conclusione se avete in casa confezioni di Ozopulmin (lattanti od adulti) non usatele: pare che si sgretolino in mano e sicuramente non sono efficaci. Trent'anni fa un medico Americano, tale Truss, propose l'ipotesi che uno stile di vita non sano, assieme all'abuso di farmaci, ai cibi ed agli inquinanti, potessero portare a una crescita eccessiva di un fungo, detto Candida, nell'intestino. Da questo articolo si è diffusa una particolare attenzione all'argomento, arrivata a diventare in alcuni casi addirittura una fobia... e da qui il termine di mico (fungo) fobia (paura...). Molti studiosi sono poi ritornati sull'argomento, ma senza trovare “verità scientifiche”. Accade infatti che nell'analisi delle feci si possano sempre trovare dei funghi e specialmente la Candida, senza che questo provi però la presenza di una malattia grave. Nel nostro intestino, è proprio il caso di dirlo, vive un po' di tutto: basti pensare che già alla nascita i microbi cominciano a colonizzare l'intestino a formare la flora batterica intestinale, o microbiota. Il 99% di questi microbi sono batteri, ma c'è anche la Candida: essa è presente almeno nel 96% dei neonati al termine del primo mese di vita! La Candida è un lievito che sopravvive anche in anaerobiosi (assenza di aria), ma sopravvive difficilmente al di sopra dei 37°C. Questo è il motivo per cui nella nostra flora intestinale si trovano assai poche specie della Candida, rispetto a quelle esistenti: principalmente C. albicans, C. glabrata, C. krusei, C. dubliniensis, C. tropicalis, C. parapsilosis, C. guilliermondii, e C. lusitaniae . Tutte queste vengono definite patogeni opportunisti, cioè come si intuisce dal nome, normalmente quando sono presenti non fanno nulla, ma possono diventare pericolose in determinati casi. Quali? In genere la crescita eccessiva della Candida è tenuta sotto controllo dal nostro sistema immunitario, ma anche dalla peristalsi (il movimento naturale dell'intestino), dalla flora intestinale batterica e da particolari sostanze presenti nell'intestino, dette “defensine”. L'uso esagerato di antibiotici (che distruggono la flora batterica intestinale) o disfunzioni del sistema immunitario possono portare a una crescita esagerata di Candida. Ma in questi rarissimi ed isolati casi cosa potrebbe accadere? Che il nostro “simpatico” lievito potrebbe dare il via ad infezioni superficiali (micosi superficiali, vaginiti) oppure penetrare all'interno dei tessuti e distribuirsi nel sangue o passare in altri tessuti. Quest'ultima eventualità bisogna però sottolineare che possa presentarsi in persone gravemente immunodepresse, ovvero in rarissimi casi (e si parla allora della sindrome del leaky guts, ovvero intestino che perde letteralmente...).
E' proprio quando una persona ha gravi difetti al sistema immunitario che si potrebbero verificare delle candidosi intestinali, con mal di pancia, crampi, meteorismo e flatulenza. Tutti sintomi però, questo è molto importante sottolinearlo, che sono esattamente gli stessi della sindrome dell'intestino irritabile (assai meno grave e più frequente). Cosa fare allora se si sospetta di avere qualche problema del genere? Innanzitutto parlarne con il proprio medico: se si tratta di candidosi intestinale sarà ovviamente rinvenibile con semplici analisi delle feci. Non è mai un bene sottovalutare sintomi importanti: ultimamente la presenza di Candidosi intestinale è stata associata con l'insorgenza di gravi allergie ed addirittura con il morbo di Chron. Quindi la morale è: quando i sintomi si facciano particolarmente fastidiosi recarsi dal proprio medico. Solo quest'ultimo infatti può indirizzarci agli esami adatti e soprattutto capire se occorra l'utilizzo di una adeguata terapia farmacologica (in genere vengono utilizzati farmaci antimicotici quali la nistatina o il miconazolo). Non c'è alcuna evidenza invece a riguardo delle diete “anti-funghi”: logicamente è meglio una dieta varia, ricca di fibre e povera di zuccheri, che stabilizzi il “fragile” ecosistema della nostra flora batterica intestinale. dr. Samuele Secchiero Fonti Yeasts in the Gut: From Commensals to Infectious Agents ; Jürgen Schulze, Ulrich Sonnenborn ; Dtsch Arztebl Int 2009; 106(51–51): 837–42 Glycannes pariétaux de levures et anticorps spécifiues Biomarqueurs et outils d’analyse physiopathologique des candidoses et de la maladie de Crohn ; Boualem Sendid, Thierry Jouault, Annie Vitse, Chantal Fradin, Jean Frédéric Colombel, Daniel Poulain ; M/S n° 5, vol. 25, mai 2009 |
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