Mi ero sempre chiesto se vi fosse qualche collegamento tra le leggende della Carnia ed il ciclo dei Fanes. Mi sembrava strano che non potessero esservi in alcun modo dei punti di contatto. E invece... punti di contatto ve ne sono.
Per caso, studiando della documentazione sui Cramars, sono incappato in dei bei passaggi su un libro di tale Renato Zanolli "Guida insolita del Friuli" Le leggende raccontano che il monte Tenchia sia uno dei monti più famosi per fatti straordinari ed enigmatici del Friuli e per le apparizioni di figure misteriose che si possono vedere nelle notti di luna piena, prima dell'alba di ogni giovedì al "pian delle streghe". Sono figure misteriose con lunghe trecce bionde vestite di bianco, racconta la leggenda, che arrivano dal regno dei FANIS, che si trovava nelle Dolomiti e poi dall'Austria e dalla bavarese Foresta Nera, per ballare e cantare dolci melodie d'amore. 1* Una leggenda...racconta dei Guariùz, il popolo degli gnomi che al tempo dei tempi abitavano le grotte e qui avevano costruito un castello per metà fuori terra e per metà interrato, dove tenevano in gran segreto un poderoso tesoro. 2* I Guariùz si estinsero perché assaltati da un esercito di guerrieri venuti da lontano che volevano conquistare il castello per rubare il tesoro. Pur di non rivelarne il nascondiglio i Guariùz furono tutti passati per le armi. Le Anguane erano figure misteriose dalle sembianze di donna vestite di verde che abitavano nelle vicinanze del fiume Macilla. Le Anguane non sempre erano maligne e dispettose, se pur non volevano essere guardate e osservate, non volevano essere avvicinate e non volevano essere possedute dagli umani. Però le Anguane talvolta aiutavano gli umani nei lavori dei campi e per la fienagione e aiutavano anche nel bosco per la raccolta delle pigne e della legna da ardere e poi si dedicavano a controllare mandrie e greggi al pascolo negli alpeggi della stagione estiva. Conoscevano molti segreti e molte buone medicine preparate con le erbe, ma anche poltiglie velenosissime. Erano un po' invidiose delle donne più belle e più brave. In certi giorni di luna piena le Anguanecercavano di prendere gli uomini che nuotavano nei fiumi e nei laghi avvolgendo loro i piedi con i capelli. Le Anguane avevano l'abitudine di rubae la biancheria stesa ad asciugare sui prati. I panni erano trasportati dai prati alle grotte dove abitavano le Anguane con carri trainati da buoi che rispondevano solo ai loro comandi. Una volta le Anguane furono sorprese dale donne mentre caricavano la biancheria su un carro. Alla vista di tanto scempio le donne cominciarono a gridare e a chiamare aiuto. Arrivarono molte persone dal vicino villaggio e sorse un acceso diverbio tra le donne proprietarie della biancheria e le Anguane che non volevano lasciare il maltolto, fino a che una delle più anziane lanciò una sfida: avrebbero lasciato la biancheria e non saebbero più ritornate se qualcuno fosse stato in grado di far muovere il carro trainato dai buoi. Molti provarono, ma le miti bestie ad ogni comando rimanevano ferme, come pietrificate, fino a che si fece avanti un uomo che per lavoro era stato sul REGNO DEI MONTI PALLIDI dove aveva fatto amicizia con un mago , il quale gli aveva insegnato la formula magica per sciogliersi i piedi dai capelli delle Anguane e per far avanzare i buoi che tiravano i carri. Udito il racconto di quanto era accaduto, detto e fatto, l'uomo pronunciò la magica formula, che così recitava: "BACHETE DI PAUGNE, RACLI DI CURGNAL, MACE DI NUGAL, LA SI SCUGNE" 3* e cioè Bacchetta di viburno, bastone di corniolo, bacchetta di nocciolo, avanti si deve andare. Da quel giorno le Anguane in tutta la valle non si videro più durante il giorno. Solo nelle notti di luna piena si potevano vedere e solo da lontano mentre cantavano in riva ai fiumi e ai laghi. 1* http://www.ilregnodeifanes.it/italiano/temi3.htm interessante che qui compaiano figure sovrapponibili chiamate anche anguane, come sacerdotesse di una religione animista che centralizzava l'acqua 2* La magia dei nani Nel lago d'argento sopra Canazei la gente riteneva che fosse nascosto un immenso tesoro. Il re vi si diresse con Dolasilla e con il suo seguito. Scavando un soldato trovò in una caverna dei gioielli preziosi e un cafanetto d’argento che conteneva una pelliccia bianca e della polvere grigia. Dalla caverna uscirono tre nani che supplicarono il ré di non privarli del tesoro. Dolasilla ebbe compassione e restituí ai nani il cofanetto. Questi la invocarono di gettare la polvere grigia nel lago. Cosí il tesoro sarebbe fiorito e i nani sarebbero stati liberi. Questi regalarono a Dolasila la pelliccia per farne una corazza. « Cosí diventerai una guerriera invincibile », dissero, « ma quando la corazza cambierá colore diventando rossa come il tramonto sulle Dolomiti, allora non scendere in battaglia. » 3* Simbologie delle piante. Il viburno appare per esempio usato dai benandanti per scacciare le streghe. Bacchette di viburno erano utilizzate per mescolare i cereali che si riteneva fossero contaminati (da aflatossine della claviceps purpurea?). All'inizio i fumi del Viburno erano utilizzati probabilmente per fumigazioni allucinogene e la pianta compare d'uso da parte delle Agane (per legare il giogo di buoi). Successivamente quando la connotazione delle Agane si sovrappone a quella delle streghe la bacchetta di viburno diventa un modo per scacciare le agane. Il corniolo ha una valenza negativa, legata al sangue ed alla morte in genere, mentre il nocciolo veniva usato nei riti divinatori, anche nella ricerca dell'acqua già dagli Etruschi (per le informazioni sul nocciolo ed il corniolo ringrazio la dottoressa Mariagrazia Bibi dello studo Phytomundi a Bracciano, le informazioni sul viburno sono tratte da"Benandanti - Balavants Antropologia dello sciamanesimo tra le Alpi e il Caucaso di Ippolito Marmai)
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Luglio 2023
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