Le domeniche di pioggia le passo a lavorare a progetti, oppure a studiare. E nel sottofondo un film. Magari un film che fa riflettere, tipo "The founder". Ovvero la storia di come è nato il Mac Donald's negli Stati Uniti. Avevo già letto su un libro una storia analoga, la storia della nascita di una multinazionale com'è stato per la Coca Cola. In genere è un insieme di fortuna, di casualità, di avidità che porta alla formazione di grandi marchi che sono tutt'ora riconosciuti come icone del commercio. La Coca Cola per esempio ha ottenuto il suo successo diventando un'icona di un paese (l'America) laddove i soldati in guerra potevano trovare la bibita dovunque andassero in missione, anche sul sommergibile (all'uopo vennero realizzati appositi distributori di Coca Cola che fossero abbastanza stretti da passare per la porta del sommergibile stesso).
Il film "The founder" è molto più profondo di quanto non appaia e anzi sicuramente lo riguarderò. I messaggi del film sono semplici e chiari: innanzitutto serve un'idea, una buona idea. Ma la buona idea da sola non basta. Il protagonista del film, dopo aver provato di tutto nella sua vita, accingendosi a chiedere dei finanziamenti in banca viene ripetutamente deriso da addetti che lo riconoscono perché i suoi precedenti progetti erano strampalati (quello dei bicchieri, quello dei tavoli pieghevoli..). Nel mondo del commercio e dei soldi l'immagine e la reputazione a volte è tutto e i passi sbagliati si pagano. Questo ancora di più nel mondo moderno di internet dove qualsiasi passo sbagliato rimane nella memoria della rete a vita e non si può fare più nulla per cancellarlo. Quindi anche se hai una buona idea questa da sola non basta per realizzarla. Un altro messaggio importante è l'innovazione: quando il protagonista cerca di espandere i punti vendita della Mac Donald's e cerca soluzioni alternative per fare più soldi deve telefonare ai suoi soci (i fratelli Mac Donald's) per farsi approvare delle nuove politiche commerciali. E i fratelli che hanno paura del nuovo rispondono sempre di no a qualsiasi proposta. Chiusura totale e telefoni sbattuti in faccia. E' questa loro paura dell'innovazione che finirà [spoiler] per fregarli, su tutta la linea. Perchè la sola idea non basta se non riesce a stare in concordanza con i tempi e le situazioni. Innovazione vuol dire adattamento, capacità di saper fronteggiare ogni giorno nuove sfide, che possono spaventare certo, ma che devono comunque essere affrontate e dipanate. Rimandare purtroppo non fa che procrastinare la soluzione del problema, rendendolo più intricato e difficile da affrontare. Dando agli altri i mezzi per passarci davanti e fregarci. Quindi l'idea deve essere non solo buona ma continuamente rinnovabile ed innovativa. In ultimo e qui c'è stata la scena del film che mi ha colpito di più, ovvero quando il protagonista si reca in banca perché sta affogando tra i debiti e un esperto di finanza "origlia" i suoi problemi e alla fine in un faccia a faccia glieli risolve brillantemente. Poco importa che si rescindano contratti. It's money business (ovvero è un affare di denaro) e il mercato DEVE andare avanti, con molto cinismo, ma anche con molto realismo. Le persone con le quali si manda avanti un'idea, purché innovative, sono IMPORTANTI. Anzi sono fondamentali. Perché altri punti di vista possono farti capire che semplicemente non stai trovando una soluzione perché ti sei fissato sul problema sbagliato, non rendendoti conto che i mezzi per risolvere il problema ce li hai sempre avuti sotto gli occhi ma li hai ignorati per ingenuità o per inesperienza. O semplicemente perché, troppo preso dalle tue idee, ti sei chiuso a riccio. E quindi l'idea innovativa deve essere condivisa con le persone giuste. Non bisogna aver paura di farsi dare una mano quando serve, o di ammettere di non essere esperti tuttologi. Non si può arrivare dappertutto ed è giusto che ognuno sappia fare bene il PROPRIO lavoro. Insomma un film che mi ha fatto molto riflettere. Ve lo consiglio se vi interessa capire le dinamiche del mercato e dell'economia e soprattutto le dinamiche umane. Ovviamente tutti questi discorsi mi hanno fatto molto pensare alla Carnia, al problema cronico di queste zone di non avere progetti turistici e/o di rilancio lungimiranti. E anche all'amar de Clevo, ovviamente, che un mio amico ha definito "autoctono". Brillante. Io non ci avevo pensato. Autoctono vuol dire che è un prodotto di QUI, dove la natura è selvaggia e tutti quanti si danno un gran da fare per realizzare quello in cui credono. Magari con risultati alterni. Ma è così: tanto lavoro e tanto spirito di sacrificio. Stay tuned!
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Luglio 2023
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