Non so perché nonostante siano anni ormai che continuo a occuparmi di piante medicinali nessuno mi chiede MAI cosa ne pensi di determinati prodotti. Ne parlano vicino a me (facendo finta che io non sia presente), dimenticandosi che oltre a un avido farmacista dotato di orecchie funzionanti (e quindi incapace di non sentire) io sono anche un appassionato dello studio delle erbe. Ma si sa, il farmacista ha interesse a distruggere tutto quello che non vende in prima persona.
Avete proprio ragione. Il problema però non è che NON lo vendo io, il problema maggiore è PURE che alla base NON l'ho scelto io. In questi anni ne ho sentite di tutti i colori: arthemisia absinthium pianta INTERA presa per detossificare il fegato (magari anche no, visto che dentro può contenere un tujone epatotossico); bibitoni miracolosi che fanno dimagrire (azienda con struttura piramidale di marketing e già questo tipo di commercializzazione fa riflettere. Se fosse un modello positivo perché il leader della vendita online, leggasi Amazon, non lo adotta? Forse perché i sistemi piramidali portano al vantaggio di pochi al vertice della piramide rispetto a tutti gli altri? O forse perché negli States sono stati condannati per contaminazioni da aflatossine? Mah!) e in ultimo il miracoloso estratto antiossidante di foglie di .... (ovviamente depurato di una parte dal sapore sgradevole, grazie a una collaborazione con una facoltà di Farmacia... che si presta a studiare un prodotto contro gli interessi della classe dei farmacisti? In realtà ho controllato: il lavoro scientifico è una stringata paginetta in cui vengono enumerati i risultati delle analisi su un campione, ma tant'è. L'analisi scientifica può essere fatta anche sull'acqua per determinarne i contaminanti, la purezza, la presenza di sali minerali etc. il lavoro scientifico invece da determinate osservazioni va a proporre delle conclusioni logiche. Si capisce che son due cose un po' diverse.). C'è da capire una cosa, al di là del business, al di là del marketing e del mio essere farmacista (cattivo e avido, è ovvio). Innanzitutto le piante sono farmaci veri e propri. Una volta, leggendo un libro di immunologia sono rimasto esterefatto a scoprire che quando mangiamo un cubetto di cioccolata il nostro sistema immunitario si allerta immediatamente e viene reclutato per andare a spostarsi tutto verso la circolazione sanguigna dell'intestino. Il nostro corpo sa soltanto che un qualcosa di estraneo è stato ingerito. Non gli importa che sia commestibile o meno. REAGISCE. Se lo fa con la cioccolata (che comunque dentro ha la teobromina derivata dalla pianta del teobroma cacao) figuriamoci con qualsiasi sostanza vegetale (che sia decotto, tisana, capsula, macerato, cioccolatino, caramella, etc...) che assumiamo. La letteratura è piena di casi controversi sulle interazioni tra piante e farmaci e/o alimenti. Alcuni conosciuti, altri invece completamente inaspettati. Alcuni si può dire potenzialmente letali. Come la disattivazione completa dei farmaci antirigetto per assunzione di una composizione erboristica a base di iperico (successo realmente con conseguenze a dir poco nefaste). Ogni anno c'è una moda "fitoterapica" nuova. Da anni però tiene banco l'antiossidante. Sarà che già sentirne pronunciare il nome fa star meglio. Tutto ciò che ossida è male e quindi l'anti, per definizione, non può che essere un'ancora di salvezza. Se è un antiossidante che male può farmi? Male no, ma nemmeno bene benissimo se si considera che la foglia antiossidante, prodigio miracoloso e panacea di ogni male può interagire con altre situazioni concomitanti... http://www.farmacovigilanza.org/fitovigilanza/interazioni/065.asp https://books.google.it/books?id=r7Hx2o3NEzUC&pg=PA163&lpg=PA163&dq=interazioni+olivo&source=bl&ots=_almjzxSLm&sig=a7ZcxX78k5w2KCYKA4Brm40AUGE&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj51L_sh4PVAhVBOxQKHdbOBtcQ6AEIUTAG#v=onepage&q=interazioni%20olivo&f=false Per esempio, tanto per... questi prodigi miracolosi hanno un che di sospetto quando si va a indagare e si scopre che no, purtroppo non vanno bene per tutti. Ma cosa volete: chi vende deve vendere lo stesso prodotto al cane, al criceto, al topolino, al toro al capriolo. Non importa la taglia e l'età. Fa bene proprio a tutti quanti, indipendentemente dalla funzione renale. Salvo eccezioni che confermano la regola! Magari informarsi bene prima e perdere un po' di tempo a capire cosa ci sta dietro potrebbe essere d'aiuto: c'è qualche problema in meno da risolvere, POI. Perché che io sappia ci sono tante persone disposte a vendervi un problema (me incluso?). Ma molte meno che siano capaci di darvi/vendervi/fornirvi/spiegarvi una soluzione.
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Luglio 2023
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